Clive Cussler by La nave dei morti

Clive Cussler by La nave dei morti

autore:La nave dei morti [morti, La nave dei]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-05-17T20:20:24.748000+00:00


La portafinestra del balcone distava una decina di passi e lui aveva coperto tre quarti di quella distanza prima che qualcuno dei presenti si fosse accorto che si era mosso. Max fece istintivamente un passo a destra per non consentire la mira al secondo scagnozzo, mentre Kovac stava ancora gongolando sopra lo strizzacervelli ormai in terra.

Eddie colpì la portafinestra in piena corsa, inarcando le spalle all'ultimo istante mentre sfondava i delicati montanti di legno e gli antichi pannelli di vetro intagliato. I cocci lo ferirono e una pallottola gli sibilò accanto, colpendo l'edificio sull'altro lato della strada con uno sbuffo di polvere di mattoni.

Non rallentò nemmeno davanti al parapetto. Lo scavalcò e si girò in aria in maniera da fronteggiare l'edificio mentre iniziava la discesa. Afferrò due delle numerose sbarre di ferro battuto della ringhiera, e si fece scivolare in basso, mentre una trentina di metri di vuoto lo separavano dal lento traffico sottostante.

Sbatté violentemente con le mani sul cemento nel preciso istante in cui con le dita dei piedi toccò la ringhiera in ferro battuto del quinto piano. Senza la minima esitazione, si buttò di nuovo all'indietro in un tuffo a capofitto verso il marciapiedi.

Mentre sfiorava il balcone del quinto piano allungò le braccia e afferrò nuovamente due sbarre di ferro battuto, rallentando la caduta di quel tanto che bastava per consentirgli un controllo costante della discesa. Fu un'incredibile dimostrazione di forza, equilibrio e assoluto coraggio.

Eddie era in equilibrio precario sulla ringhiera del quarto piano, impegnato a stabilizzarsi in vista del salto successivo, quando Kovac raggiunse il balcone della suite. Era convinto di scorgere il cadavere di Eddie spiaccicato sull'asfalto, ma non lo vide finché quest'ultimo non si fu sporto dalla balaustra sottostante. Il serbo aprì il fuoco, riversandogli addosso una tempesta di pallottole.

Eddie sentì i colpì fendere l'aria intorno a sé mentre si lasciava scivolare lungo l'inferriata. Sbatté ancora con le mani sul cemento e riprese subito la sua folle discesa. Lo sforzo gli causava un dolore lancinante ai polsi. Agitò le braccia per un istante, prima di lanciarsi di nuovo. Se non si fosse ritrovato le mani rotte una volta atterrato in strada, lo avrebbe considerato un miracolo.

Kovac non disponeva di un buon angolo di tiro e, piuttosto che rischiare di essere individuato dai passanti che avevano iniziato a fissare, inebetiti, il folle numero di Eddie, preferì infilare la pistola nella fondina e rientrare nella suite.

Per un istante, Eddie valutò se saltare sul balcone ed entrare nella stanza del terzo piano, ma non aveva idea di quanti fossero gli uomini di Kovac nell'edificio. La cosa migliore era allontanarsi il più rapidamente possibile e riorganizzarsi in un secondo momento.

Fece nuovamente un passo indietro, scorticandosi i palmi mentre si lasciava scivolare giù dai perni di ferro. Il balcone del secondo piano si trovava a un piano e mezzo dal marciapiedi, per via del soffitto alto della hall dell'albergo. Si trattava di un salto di circa sei metri.

Appena a sinistra di Eddie c'era un baldacchino giallo acceso che si estendeva ad arco sul marciapiedi, a protezione dell'ingresso dagli agenti atmosferici.



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